La Preghiera di Gesù

Teofane il Recluso scriveva: «Quando pronunciate la vostra preghiera, cercate di fare in modo che esca dal cuore. Nel suo vero senso, la preghiera non è altro che un sospiro del cuore verso Dio; quando manca questo slancio, non si può parlare di preghiera».

Con il termine “cuore” si intende tutta la vita interiore dell’uomo. Anche nella Bibbia si dice che l’uomo nel suo cuore riflette, decide, reagisce di nascosto. Quando la Scrittura afferma che dobbiamo amare Dio «con tutto il cuore», ciò vuol dire «con tutta l’anima e con tutta la mente» (Mt 22,37), «con tutta la forza» (Mc 12,30; Lc 10,27).

Quando preghiamo, quindi, dobbiamo farlo con il cuore, con tutto il nostro essere. San Paolo afferma: «State sempre lieti, pregate incessantemente, in ogni cosa rendete grazie»; «pregate senza mai smettere con ogni sorta di preghiera e di suppliche nello spirito»; «perseverate nella preghiera e vegliate in essa», «giorno e notte» (1 Tess 5, 16 ss; Ef 6, 18; Col 4, 2; 1 Tim).

Come fare allora che la preghiera sia incessante e vi partecipi il cuore?

Grazie ai Racconti di un pellegrino russo, l’Occidente ha conosciuto la “Preghiera di Gesù”, tipica giaculatoria del metodo esicasta: «Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore!».

Questa breve preghiera, facile da mandare a mente, è considerata la preghiera incessante che San Paolo raccomanda nel Nuovo Testamento.

Il citato Teofane il Recluso la ritiene la più forte di tutte le altre preghiere, in virtù del Santissimo Nome di Gesù, sebbene non sia mai stata accettata dalla Chiesa cattolica romana.

In ogni caso, riteniamo che non vi sia niente in essa che contrasti con la nostra fede e dottrina, e tutto ciò che non si oppone a esse può essere inteso come supplica o invocazione, e accolto come mezzo per connettere i nostri cuori al cuore di Cristo, affinché battano all’unisono.

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