IL TIMORE DI DIO PER GUARIRE DALLA PAURA

La paura, l’inquietudine, l’ansia, l’angoscia, la disperazione sono legati a un attaccamento ai beni materiali. L’uomo può esserne guarito affidando tutte le sue preoccupazioni a Dio, nella ferma speranza (certezza) che Egli provvederà a tutti i suoi bisogni.

È quanto insegna Gesù: «Non vi angustiate, dunque, dicendo: che mangeremo? Che berremo? Di che ci vestiremo? Tutte queste cose le ricercano i gentili. Ora sa il Padre vostro celeste che avete bisogno di tutte queste cose. Cercate prima il Regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste altre cose vi saranno date in sovrappiù. Non vi angustiate dunque per il domani» (Mt 6, 31-34).

Evagrio osserva che una fede inflessibile «non ammette assolutamente alcun accesso al timore».

Questo aiuto, nella ferma fede che Dio può accordarglielo, l’uomo deve chiederlo attraverso la preghiera.

La terapia della paura presuppone la rinuncia dell’uomo alla sua volontà e un atteggiamento di umiltà. Sant’Isacco raccomanda a chi vuole essere guarito dalla paura di pregare innanzitutto per acquistare l’umiltà: «Più egli prega, più il suo cuore si fa umile […]. Quando l’uomo si è fatto umile, subito la compassione lo circonda, e il cuore allora sente il soccorso divino. Scopre che in lui sale una forza, la forza della fiducia».

Anche con l’amore l’uomo può vincere il timore: quello richiede questo, secondo la parola di San Giovanni: «Nell’amore non vi è timore; anzi il perfetto amore scaccia il timore» ( 1 Gv 4, 18).

Vi è tuttavia un timore salutare, il timore di Dio. Il timore-passione deve fare posto a questo timore salutare: «Chi teme il Signore non avrà timore né paura» (Sir 34,14).

Vi sono due tipi di timore di Dio:

  1. La prima forma deriva dal timore del giudizio divino e dalla pene che ne possono derivare, dal castigo, da intendersi come sofferenza interiore legata alla separazione da Dio e alla privazione dei beni spirituali, ai quali l’uomo stesso si condanna con il suo peccato. Questo è il cosiddetto «timore iniziale», quello che conoscono i principianti. È così che è scritto: «Principio di sapienza è il timore del Signore» (Sal 111 [110], 10; cfr Pro 1, 7; 9, 10).
  2. La seconda forma di timore è legata alla carità perfetta. È il timore di essere separato o allontanato da Dio. Questa forma di timore è propria «dei santi giunti alla perfezione e alla vetta dell’amore santo». I santi, nota San Doroteo di Gaza, «fanno la volontà di Dio non più per timore di un castigo […] ma per amore […], temendo di fare qualcosa contro la volontà di Colui che essi amano […]. I santi non agiscono più per timore, ma temono per amore».

Il timore di Dio procede dalla fede ed è legato alla pratica dei comandamenti, come afferma il Salmista: «Beato l’uomo che teme il Signore, nei suoi precetti trova molto diletto» (Sal 112 [111], 1); «Beati tutti quelli che temono il Signore e camminano nelle sue vie» (Sal 128 [127], 1) e l’Ecclesiaste: «Temi Dio e osserva i suoi comandamenti» (Qo 12, 13).

Il distacco da questo mondo, l’incuranza spirituale dinanzi alle cose terrene ne sono un’altra condizione, coma anche la meditazione della morte e del fine ultimo, come l’esame di coscienza, il riconoscimento del proprio stato di peccato, la sofferenza e le lacrime.

Esso tuttavia è sempre un dono di Dio e pertanto deve essere chiesto con la preghiera. Il timore di Dio non solo scaccia dal nostro cuore tutte le passioni ma vi introduce tutte le virtù. Abba Giacomo ci insegna: «Come una lampada illumina una camera oscura, così il timore di Dio, quando penetra nel cuore dell’uomo, lo illumina e gli insegna tutte le virtù», rendendolo profondamente felice.

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