Da mane a sera una preoccupazione agita le menti degli uomini: i soldi, come farne molti, come metterne da parte, come investirli perché rendano.
È una preoccupazione diffusa e costante, quasi un’ossessione. Certo, nessuno dubita che i soldi siano necessari per vivere, ma quando si oltrepassa una certa soglia, quando da una giusta considerazione del valore del denaro si passa a farne un idolo, dedicandogli ore di affanno, notti insonni e tormentate, allora c’è qualcosa che non va.
Mio padre era solito dire che non bisogna idolatrare la ricchezza, e quanto al denaro la sua funzione era quella di provvedere ai nostri bisogni essenziali e fondamentali, non già al superfluo o all’inutile. Quante cose inutili acquistiamo? Tante. E quanti soldi spendiamo per cose superflue? Tanti.
Vi è poi il vizio di molti di buttare soldi al vento, di sperperarli alle scommesse, al gioco, ai gratta e vinci. Molti sono finiti sul lastrico a causa del gioco, hanno perso tutto, risparmi, casa, affetti. Il desiderio di fare molti soldi o di fare il colpaccio li ha ipnotizzati e mandati in rovina.
Questo desiderio che ha a che vedere con la cupidigia è una malattia psicologica e spirituale, tant’è vero che le si dà il nome di ludopatia.
Costoro non hanno ascoltato le parole di Gesù: «E che giova all’uomo se guadagna tutto il mondo e perde l’anima sua? Infatti, che darebbe l’uomo in cambio dell’anima sua?» (Mc 8, 36-37).
È il diavolo che ispira all’uomo il desiderio di possedere molte ricchezze. Lo titilla, lo manovra, lo induce a scommettere per poi sospingerlo verso l’abisso della disperazione. L’uomo poco accorto non si accorge dell’inganno, pensa che in fondo non ci sia niente di male nel tentare la fortuna, e si lascia prendere la mano.
Ora, se si scommette poco non vi è alcun danno, ma se si punta molto e spesso allora cominciano i guai. Taluni per poter continuare a puntare chiedono prestiti o finiscono nelle grinfie degli strozzini, e la loro vita diventa un inferno, che è ciò che esattamente vuole il demonio: fare in modo che la vita dell’uomo diventi l’anticamera dell’inferno.
Mi sovvengono le sagge parole di mio nonno Cataldo: «Se ricco mi voleva, povero non mi faceva». Emily Dickinson scriveva: «La fortuna non è dovuta al caso ma alla fatica, il costoso sorriso della buona sorte si deve guadagnare».
È raro che Dio conceda ricchezze materiali, giacché tra Lui e Mammona (la ricchezza terrena idolatrata) non corre buon sangue, e l’uomo è chiamato a scegliere da che parte stare: «Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza» (Mt 6,24).
Non c’è nulla di male nel voler migliorare il proprio tenore di vita, di guadagnare di più per sovvenire ai bisogni propri e della propria famiglia, ma ciò deve avvenire attraverso il lavoro onesto.
Scommettere sulla fortuna è un’illusione che non porta niente di buono, solo rabbia, frustrazione, inquietudine, dipendenza dal gioco, miseria. Il diavolo, che è bugiardo e ingannatore dall’origine dei tempi, promette ricchezze materiali per poi dare disperazione e infelicità.